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Cavallo Pazzo, dettagli inediti nel volume di Abiuso

Libro Cavallo Pazzo

Oggi rendiamo il giusto omaggio ad un molisano, originario di Gambatesa un piccolo comune alle porte di Campobasso, diventato famoso in America e in gran parte del mondo. Grazie ai suoi studi su Cavallo Pazzo Pietro Abiuso ha suscitato non poche curiosità nella comunità scientifica mondiale. Curiosità che, a volte, sono state abbinate anche ad un pizzico di scetticismo. Pietro Abiuso, però, grazie alla sua tenacia, tipica molisana, è divenuto parte integrante della comunità indiana. Tanto è vero che è stato ammesso anche in alcuni riti della tradizione a cui sono invitati solo i membri della comunità. O le personalità di spicco al di fuori del mondo indiano

Cavallo Pazzo, la forza della determinazione

Non è da tutti riuscire ad imporsi all’attenzione degli appassionati di storia americana e dei nativi indiani degli Usa del mondo. Ma Pietro Abiuso, originario di Gambatesa ma residente a New York, ha concretizzato un sogno che ha caratterizzato ben oltre due decenni della sua vita. Scrivere un libro con dettagli assolutamente inediti e per lo più sconosciuti alla comunità degli storici del pianeta sul capo indiano Cavallo Pazzo. Nonostante l’ostracismo di gran parte della comunità degli storici e dei professori universitari americani. Che hanno più volte mostrato tutta la loro diffidenza e invidia nei confronti del lavoro portato avanti con passione e dedizione da un italiano. Che, tra le altre cose, non fa parte del mondo accademico, Pietro Abiuso è riuscito, grazie ad un lavoro certosino, a scavare nel passato e a trovare delle “chicche” che sono andate a costituire la trama del suo libro.

Pietro Abiuso

Un libro inedito e ricco di particolari

Non l’ennesima biografia, ma bensì un volume inedito che ha fatto conoscere la figura e le qualità nascoste di un grande uomo, di un grande guerriero. Di un personaggio storico il cui carisma è vivo ancora ai nostri giorni. Sin da piccolo Pietro leggeva assiduamente i fumetti “Tex” e aveva un interesse innato per tutto ciò che riguardava gli indiani d’America e le differenti tribù. Il suo è stato un destino tracciato, perché una volta giunto a New York, scelta intrapresa per amore visto che ha sposato una donna americana originaria di Gambatesa, ha nuovamente incontrato la figura di Cavallo Pazzo e degli indiani in un libro acquistato in un’edicola della metropolitana mentre attendeva di prendere il treno. Il libro intitolato “Seppellisci il mio cuore nel ginocchio ferito” era incentrato sulla storia delle tribù indiane e sugli ultimi 50 anni della loro vita, fino all’ultimo massacro avvenuto nel 1890.

Mount Rushmore And Crazy Horse
fonte foto
https://it.theplanetsworld.com/8604-mount-rushmore-and-crazy-horse-american-monuments-of-heartland

Cavallo Pazzo, oltre venti anni di ricerca

Il libro ha risvegliato la passione di un tempo mai sopita. Tanto da portarlo a stretto contatto con alcune elementi delle comunità indiane tutt’oggi esistenti in America. Dopo oltre venti anni di ricerca Pietro ha raccolto tanto materiale. Andando a scandagliare numerosi archivi delle cosiddette società storiche d’America e ascoltando tante testimonianza di chi, come il tris nipote di Cavallo Pazzo, ha avuto la fortuna di discendere dalla dinastia di Cavallo Pazzo o ha avuto un antenato che è stato al suo fianco. Pietro, per così dire, è divenuto parte integrante della comunità indiana. Tanto è vero che è stato ammesso anche in alcuni riti della tradizione a cui sono invitati solo i membri della comunità o le personalità di spicco al di fuori del mondo indiano. “Ho scelto di approfondire la figura di Cavallo Pazzo perché fondamentalmente era un grande uomo, un grande guerriero con una vita avvincente”.

Cavallo Pazzo - 2 Pietro Che Spiega
fonte foto www.gambatesanews.it

Il tutto cominciò con un sogno

“L’ispirazione di realizzare uno studio maggiormente approfondito su Cavallo Pazzo mi è giunta in un sogno. Una notte, l’unica nella mia vita in cui ho sognato Cavallo Pazzo, ho immaginato di camminare in un cimitero in compagnia di Cavallo Pazzo perché lui mi voleva indicare la sua tomba. Lo vedevo sempre di spalle o al mio fianco ma mai in viso. Questo per me – ha rimarcato Pietro Abiuso – è stato come un fulmine a ciel sereno che mi ha ulteriormente incoraggiato ad andare avanti nella mia ricerca, tanto è vero che solo quattro persone al mondo sanno dove è stato sepolto Cavallo Pazzo. Io sono riuscito a conoscere una di queste quattro persone, ma ancora non gli ho chiesto il luogo preciso della sua tomba. Altro aspetto da rimarcare è che tutte le foto che ci sono in giro di Cavallo Pazzo, comprese quelle su internet, sono tutte false”.

Cavallo Pazzo
fonte foto
https://www.farwest.it/?p=86

Cavallo Pazzo, solo una foto è originale

“Cavallo Pazzo era una persona molto umile dedita al bene del suo popolo e alla difesa della sua cultura, ma non voleva essere fotografato anche per quell’antica suggestione popolare che diceva che chi scattava una fotografia rubava l’anima. L’unica foto reale e veritiera è racchiusa in un libro stampato nel 1954 che ho trovato in una biblioteca. Per mia fortuna sono riuscito a ricostruire tutta la storia di questa foto che, per eredità, è stata tramandata di generazione in generazione. Ho le prove certificate di quanto vi sto raccontando – ha sottolineato Abiuso – e nessuno al mondo potrà contraddirmi. Attraverso la figura di Cavallo Pazzo si potrà comprendere anche meglio, in special modo per noi uomini bianchi, la vera verità dell’eccidio degli indiani perpetrato dagli americani. Lui era un indiano, un uomo, che ha combattuto duramente per difendere il suo popolo contro l’invasione delle sue terre da parte dell’uomo bianco”.

Cavallo Pazzo -3 Pietro Che Autografa Il Libro
fonte foto www.gambatesanews.it

Un popolo maltrattato e bistrattato

“Un popolo che è stato rinchiuso in delle riserve e che, nel 1974, è stato espropriato anche di quel terreno perché proprio all’interno delle riserve fu scoperta una miniera d’oro. La figura di Cavallo Pazzo è talmente carismatica, complessa ma forte, che ti cattura a prescindere. Era un uomo che si dedicava completamente alla sua gente, pronto fino al massimo sacrificio pur di preservare un’identità, una cultura che lui aveva già compreso che avrebbe avuto un triste destino. Cavallo Pazzo era un grande guerriero mistico che aveva un rapporto tutto particolare con il suo Dio che gli aveva donato una grande spiritualità e forza d’animo. Proprio perché era visto anche dalla sua gente come un uomo talmente diverso dagli altri per la enorme personalità era detto “il nostro strano uomo” – ha concluso Abiuso –“.

Cavallo Pazzo -Toro Seduto E Famiglia
fonte foto
https://www.farwest.it/?p=4664

Cavallo Pazzo, le sue parole lasciate ai posteri

Chiudiamo questo piccolo speciale con le parole dello stesso Cavallo Pazzo che spiegano in pieno il carisma e la valenza di un uomo che ha lasciato in maniera indelebile la sua firma nella storia non solo del suo popolo ma dell’America in generale. “Noi non abbiamo chiesto a voi uomini bianchi di venire qui. Il Grande Spirito ci diede questa terra perché ne facessimo la nostra casa. Voi avevate la vostra. Non abbiamo interferito con voi. Il Grande Spirito ci affidò un grande territorio per viverci, e bufali, cervi, antilopi e altri animali”.

Cavallo Pazzo - indiani
fonte foto
http://jonathan2012.altervista.org/wp-content/uploads/2016/01/zzz5.jpg

E ancora …

“Ma voi siete arrivati; state rubando la mia terra, state uccidendo la nostra selvaggina rendendoci difficile la sopravvivenza. Ora ci dite di lavorare per mantenerci, ma il Grande Spirito non ci creò per faticare, bensì per vivere di caccia. Voi uomini bianchi siete liberi di lavorare, se volete. Noi non vi ostacoliamo, e ancora chiedete perché non ci civilizziamo. Non vogliamo la vostra civiltà! Vogliamo vivere come i nostri padri e come i padri dei nostri padri.”

Cavallo Pazzo - Indiano Con Arco
fonte foto
https://www.voyagertraveller.com/2018/11/alla-scoperta-degli-indiani-damerica/
Cavallo Pazzo, dettagli inediti nel volume di Abiuso ultima modifica: 2020-06-09T10:00:00+02:00 da Stefano Venditti

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